martedì 2 febbraio 2010

Capitolo 9: Disfunzioni aziendali

È incredibile come ogni nuovo lavoro ti porti a considerare il precedente come un modello di organizzazione impeccabile. Ogni lavoro è peggio del precedente rasentando quasi l’indecenza e se questo è il trend mi sto preoccupando del mio prossimo passaggio, oltre che dell’ennesimo trasloco.
Ieri ero incazzata come una scimmia urlatrice. Manco a dirlo che la giornata in ufficio è stata a dir poco devastante. Il fatto che io arrivi sempre puntuale in ufficio mentre che mi deve seguire e fare formazione se la prende con calma è sicuramente colpa della mia mania alla puntualità. Ma resto più di mezz’ora di norma a guardare la landa desolata dalla mia finestra sperando che una navicella spaziale la prenda come parcheggio almeno per non sbadigliare e cedere al forte desiderio di sdraiarmi sull’ampia scrivania e schiacciare un pisolino. Il prato è ricoperto da un velo bianco e gli scheletri degli alberi fanno da cornice al pittoresco paesaggio.
Ma chi me lo ha fatto fare?
‘Ti sei pentita della scelta?’
Noooooooooooooooooooooooooooooooo ma si figuri!!!! Ma scherza? E’ stato un piacere fare un trasloco record, pigliare la prima casa senza andare troppo per il sottile, saltare le ferie e i week end che mi ero programmata nella mia testa e per cosa? Per venire a vivere al confine del mondo, per separarmi dal mio fidanzato con il quale mi ero ricongiunta dopo tanto. Adoro prendere la macchina alle 6 del mercoledì sera per farmi 200 Km per andare a cenare con lui, o il venerdì sera fare 4 ore di macchina con una radio che chissà perché prende solo radio Maria e io di pregare proprio non ne ho voglia. E tutto questo per cosa? Ma certo, alzarsi la mattina, attraversare una città grande come la casa della Barbie, superare un passaggio a livello che delimita la fine del mondo e inoltrarmi in stradine dissestate, delimitate da fossi per poi sedermi su una scrivania e farmi i cavoli miei finchè qualcuno non si degna di darmi qualcosa da fare. Notare che non sono all’inizio, che posso, che penso, che ragiono e che io e la pazienza non ci siamo mai incontrate.
Credo che potrebbe essere la carriera più corta della storia. Non ho altro se non una valigia piena di sogni e di speranze e con quelli solo non si vive ma cos’altro posso fare?

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