lunedì 15 febbraio 2010

Capitolo 12: Mai più un bagno turco alla tedesca

Ho passato un bel S. Valentino. A dir la verità il mio cervello era così tanto in movimento che non ho fatto lo switch off nemmeno un minuto, con il risultato che il 14 sera mi sono messa a letto alle 23.30 e che ho passato la solita ora e mezza a rigirarmi nel letto, fissare il soffitto, contare le pecore, farne il censimento, ricontrollare che non ne avessi persa nessuna nel primo conteggio e poi passato il tempo rimanente e pensare a che forma e colore potessero avere i maglioni fatti con la lana di quelle pecore. Insomma..un delirio.
Il fatto di non riuscire a dormire mi ha portato ad uno stato catatonico mattutino più somigliante e quello di uno zombie che ad un essere umano. Ormai è la solita solfa. Il cellulare parte a suonare una, due, te volte, poi parte il blackberry e una due e tre e poi mi alzo. Telefono per il buongiorno, auguro la ‘buonanotte’ visto che ormai rinuncio pure a far connettere il cervello prima di una dose massiccia di caffè e mi siedo con il mio pigiamone felpato a fissare la tavola ascoltando i gorgoglii della mia caffettiera.
Ieri in più ripensavo al week end passato in quello che mi aspettavo essere un a-gghiacciante momento e invece è filato più liscio di quanto non avessi programmato.
Le 2 ore di andata le ho passate a leggere a voce alta le DOC del Trentino e Alto Adige, i vitigni, i vini e gli abbinamenti consigliati. Il fatto che io scoprissi luoghi a me fino a quel momento sconosciuti non ha sconvolto nessuno ma avevo quasi la sensazione che io e la geografia stiamo piano piano cliccando. Sarà poi vero?
Il mio navigatore dopo aver tentato di farci prendere un paio di divieti, fatto girare per strade inesistenti, o inversioni a U che ci avrebbero fatto ritirare la patente alla velocità della luce, ci ha portato a destinazione. Avevamo ovviamente approfittato già delle prelibatezze culinarie del luogo ed eravamo pronti a iettare i vestiti, infilarci i costumini e tuffarci alla SPA. Siamo però stati distratti da un buffet di torte in cui troneggiava il mitico strudel e quindi abbiamo rimandato un po’ l’appuntamento del relax prediligendo prima quello con la pancia.
Poi io, si, proprio io, ho avuto una idea fulminantemente geniale, non che mi ha quasi provocato morte da assideramento. Il fatto che avevo captato che c’era un idromassaggio sul tetto dell’edificio, mi ha portato un certo pizzicorio alle piante dei piedi e così ci siamo avventurati. E per avventurati intendo partire con costumino, infradito, accappatoio e null’altro, uscire nella fresca aria di Merano e correre come pazzi per tuffarsi nell’idromassaggio. E fin qui: pazzi ma ancora vivi. Il bello è stato all’uscita dall’idromassaggio. Ovviamente se non faccio casini non sono contenta. Mi alzo, sento l’aria gelida che mi schiaffeggia, prendo l’accappatoio lasciato sull’angolo e tento, restando in vasca fino alle cosce di mettermelo. Inutile dire che è entrato per metà in acqua con in risultato che sono corsa giù dalle scale e attraversato il cortile con un accappatoio fradicio che pesava e mi faceva inciampare ogni passo.
Ma questo è stato solo l’inizio delle sorprese della giornata. Ma chi lo sapeva che in sauna e bagno turco si entra nudi? Il fumo era così elevato che in un primo momento pensavo di aver sbagliato ma le chiappe pallide e flaccide della signora che mi si è parata davanti erano senza ogni dubbio non coperte da veli ma ogni dubbio è stato fugato all’entrata di un uomo… è praticamente impossibile non fissare, spiare, guardare e desiderare di poter uscire senza inciampare dalla goffaggine e dall’imbarazzo.
Dovrebbero scriverlo da qualche parte alla prenotazione dell’hotel o sul sito web almeno uno arriva preparato e poi guardavano me come quella indegnamente vestita. seeeeeeeeeeeeeeee

martedì 9 febbraio 2010

Capitolo 11: aaa cercasi bravo e paziente psicoterapeuta

Mi chiedo se c’è un limite di stramberie dei sogni. Io ne sono decisamente la paladina perché per l’ennesima volta ho faticato ad addormentarmi e mi sono rigirata come se avessi dei cavi elettrici infilati nelle orecchie.
Alla fine sfinita mi sono addormentata e sono piombata in uno di quei sogni tanto intensi quanto senza senso o filo logico. Uno di quelli che tu, protagonista del tuo sogno ti domandi se quello sia n sogno da tante idiozie ti succedono. Il culmine è arrivato quando io sono morta in non so quale incidente tremendo ai confini di Armageddon per poi realizzare che io ero il mio spirito e non ero triste per il fatto di essere morta ma incazzata come una biscia. Ma si può essere incazzati perché si è morti?
E non solo… poi ho sognato pure stramberie del tipo che il fidanzato di mia sorella aveva un barboncino bianco isterico, uno di quelli schizzati che si agita in continuazione in preda pure lui a crisi di nervi continue e saltella come a dimostrazione che nella sua vita precedente era un canguro. Cosa abbastanza bizzarra dato che il padrone (nel mio sogno) è l’antitesi per eccellenza. Lento, pacato, calmo. Il mondo può cascare che non si muove nemmeno.
Del tipo:
‘Hey, mangi carne o pasta’
Pausa
….
….

‘Fa lo stesso’
Nel mio sogno stavo riflettendo sull’assurdità di quello che stava succedendo (non che la mia realtà quotidiana si discosti molto a dir la verità) quando il mio black berry (nonché la mia prima sveglia mattutina) posizionato tatticamente sul lavandino del bagno per ricaricarsi durante la notte, inizia a suonare svegliandomi dall’intorpidimento del mio sogno. Di norma suona 1 ‘can can’ e poi smette. Stamattina no. Ben 5 round di can can dopodiché con istinti omicidi mi sono alzata e l’ho spento anche perché nel frattempo anche il mio cellulare ha iniziato a suonare la Rumba intervallata ogni 5 minuti. Ho paura di non svegliarmi ma certe mattine avere suoni a volume di troppo decibel più alti del tollerabile potrebbe provocare un danno irreparabile ai miei già fragili nervi.
Non contenta ho messo su la moka senza caffè. Per fortuna che questa volta me ne sono accorta in tempo. Quando faccio queste cose mi rimane addosso un senso di disagio che non mi molla finchè il danno non viene scoperto, ovviamente sempre troppo tardi… Per fortuna ho preso la moka leggermente calda, aperta, messo il caffè, richiusa e rimessa sul fuoco. Ma la sensazione non passava. Intanto ho pensato di sniffarlo il caffè nel disperato tentativo di riprendermi. FLASH! L’acqua. Ho ripreso la moka, messo l’acqua, rimesso il caffè, richiuso tutto e messo sul fuoco.
Dopo 5 minuti il caffè ha risvegliato i miei sensi e la voglia di vivere. Anche se leggera e pronta a volare via al primo soffio di vento gelido.

venerdì 5 febbraio 2010

Capitolo 10: Ho la quasi certezza di essere invisibile

Non amo le manie di protagonismo ma visto che ci sono ogni tanto dico pure la mia. Invano a quanto pare. Non è la prima volta ma oggi soprattutto che si stava discutendo su un tema non tecnico e in cui potevo apportare qualcosa anch’io ho pensato (sbagliandomi) di poter far parte della discussione.
Ci ho messo una mezz’ora buona per entrare nel discorso visto che appena iniziavo a parlare uno dei 2 pinguini mi parlava sopra e l’altro ovviamente rispondeva a lui. A forza di dai ce l’ho fatta. Ma …magicamente …la mia frase è svanita nel nulla. Come se nulla fosse avvenuto. In un primo momento ho quasi dubitato di essermelo immaginato. Allora ci ho ritentato. Ho ripetuto la stessa cosa ma articolandola un po’ meglio e un po’ più a lungo ma ho ottenuto lo stesso effetto. Il fatto che i 2 pinguini siano rimasti impassibili e abbiano continuato nella loro discussione a due mi ha fatto venire un dubbio. O ho detto una gran cazzata o era implicito nell’invito di partecipare alla discussione che la mia fosse una presenza … invisibile.
Mi sono così alzata conscia del fatto che tanto non serviva la mia presenza.
Prevedo tragedie.

martedì 2 febbraio 2010

Capitolo 9: Disfunzioni aziendali

È incredibile come ogni nuovo lavoro ti porti a considerare il precedente come un modello di organizzazione impeccabile. Ogni lavoro è peggio del precedente rasentando quasi l’indecenza e se questo è il trend mi sto preoccupando del mio prossimo passaggio, oltre che dell’ennesimo trasloco.
Ieri ero incazzata come una scimmia urlatrice. Manco a dirlo che la giornata in ufficio è stata a dir poco devastante. Il fatto che io arrivi sempre puntuale in ufficio mentre che mi deve seguire e fare formazione se la prende con calma è sicuramente colpa della mia mania alla puntualità. Ma resto più di mezz’ora di norma a guardare la landa desolata dalla mia finestra sperando che una navicella spaziale la prenda come parcheggio almeno per non sbadigliare e cedere al forte desiderio di sdraiarmi sull’ampia scrivania e schiacciare un pisolino. Il prato è ricoperto da un velo bianco e gli scheletri degli alberi fanno da cornice al pittoresco paesaggio.
Ma chi me lo ha fatto fare?
‘Ti sei pentita della scelta?’
Noooooooooooooooooooooooooooooooo ma si figuri!!!! Ma scherza? E’ stato un piacere fare un trasloco record, pigliare la prima casa senza andare troppo per il sottile, saltare le ferie e i week end che mi ero programmata nella mia testa e per cosa? Per venire a vivere al confine del mondo, per separarmi dal mio fidanzato con il quale mi ero ricongiunta dopo tanto. Adoro prendere la macchina alle 6 del mercoledì sera per farmi 200 Km per andare a cenare con lui, o il venerdì sera fare 4 ore di macchina con una radio che chissà perché prende solo radio Maria e io di pregare proprio non ne ho voglia. E tutto questo per cosa? Ma certo, alzarsi la mattina, attraversare una città grande come la casa della Barbie, superare un passaggio a livello che delimita la fine del mondo e inoltrarmi in stradine dissestate, delimitate da fossi per poi sedermi su una scrivania e farmi i cavoli miei finchè qualcuno non si degna di darmi qualcosa da fare. Notare che non sono all’inizio, che posso, che penso, che ragiono e che io e la pazienza non ci siamo mai incontrate.
Credo che potrebbe essere la carriera più corta della storia. Non ho altro se non una valigia piena di sogni e di speranze e con quelli solo non si vive ma cos’altro posso fare?