giovedì 3 marzo 2011

Capitolo 16: Commesse e Pretty Woman

Ci vuole un capitolo a parte. Come sempre.
Oggi riflettevo. Mi sentivo come Julia Roberts nel film Pretty Woman. Beh, detta così suona un po' male, ma mi è venuta in mente. Entro in un negozio. Molto chic, molto caro, molto snob. Ok, me la sono andata a cercare. Ma prima di tutto il buttafuori (che è anche buttadentro) mi apre la porta e noto che il suo sopracciglio destro si alza perplesso quasi a dubitare che una come me possa entrare in un negozio come il suo. Poi passo i raggi X della Commessa numero 1 che da una gomitata alla Commessa numero 2 la quale si volta verso il commesso numero 3 alla cassa che con una occhiata laconica mi squadra e cerca di individuare segni in me che lo portino a dubitare della mia buonafede e quindi fare un cenno al buttafuori, tanto per chiudere il cerchio. Io saluto con uno dei miei sorrisi più smaglianti, ignoro le occhiatacce di tutta la massa di commessi e passo oltre. Manco fossero amministratori delegati di una multinazionale ultra billionaria....Addocchio subito gli abiti al piano di sopra e mi avvio su per la scale. Nonchè una commessa numero 4 mi aspetta al varco e la numero 2 è dietro di me. SOno indecisa se tirare la borsa in faccia alla 4 e passarle sopra, scalciare all'indietro come i muli e colpire la numero 2 o buttarmi dalle scale e piombare pesantemente sulla numero 1 che è tra il buttafuori e il muro in modo da tappare ogni via di fuga.
Velocemente ripasso l'immagine che ho visto stamattina allo specchio: trucco leggero ma presente, anche se non sono riuscita a coprire totalmente le occhiaie, capelli raccolti. Ok Ok ho l'elastico di spugna ma quello in oro contornato di diamanti e smeraldi l'ho dimenticato...l'abbigliamento che loro riescono a vedere è solamente il mio piumino moncler, un po' vecchio, un po' lercio ma pur sempre Moncler, pantaloni neri e scarpe ballerine basse. Possibile che abbiano intuito che non ho un becco di un quattrino e che sono dentro solo per sbirciare qualche prezzo?
NO, NON VOGLIO RUBARE NULLE!
FAccio dietrofront ed esco, schivando la numero 2, urtando la numero 1 e lanciando un grugnito di saluto al buttafuori e ignorando totalmente il numero 3.
Povera Pretty Woman..

domenica 9 maggio 2010

Capitolo 15: Siiiii, VIAGGIARE.......

Viaggiare: è una parola che spesso e volentieri rievoca sensazioni di piacevolezza e di benessere, assaporiamo luoghi esotici, lontani, cocktails e relax, una passeggiata su una spiaggia bianca o un tour ad ammirare bellezze architettoniche di cui non avremmo mai immaginato l'esistenza. L'imponenza di queste sensazioni ci fa sempre passare di vista però il lato peggiore e più disgraziato di tutto ciò.
Io, per esempio, sono una di quelle persone che dovrebbe starsene a casa ed evitare di mettere il naso fuori dalla porta con la consapevolezza che, se lo faccio, inevitabilmente qualcosa succedera'.
E cosi' e' stato anche quest'ultima volta.
Il tragitto era facile anche se non proprio veloce.
Partenza da Verona (e non Malpensa come al solito, sfruttando un passaggio di mia madre che non era proprio sulla via ma che ha fatto un'eccezione gradita).
Arrivo a Francoforte, passaggio sul volo per Boston, ferma una notte per cenare con vecchi amici e partenza il giorno dopo per Pittsburgh.
Stranamente nessun ritardo: era destino io arrivassi in tempo a Boston per una cena di pesce da settanta dollari suonati.
Ovviamente pero' sono stata presa in simpatia da una signora che credo fosse russa o slovena o da qualche posto dove si parla una lingua incomprnsibile formata da geroglifici che mi ha preso un po' come tutor e mi chiedeva a gesti di aiutarla ad accendere il televisorino che le era di fronte, e che l'aiutassi a selezionare il film, lo stesso che stavo cercando di guardare io.
Punto primo: mai dare confidenza agli estranei, nemmeno un mezzo sorriso e possibilmente mai e poi mai guardarli negli occhi, penseranno di poter approfittare di voi.
Quindi, una volta sistemata la signora con la (vana) speranza di vederla ferma e zitta per il restante tempo del film, mi sono immersa nel mio e nel cibo vegano richiesto per evitare pollo gommoso o pasticcio di dubbio odore. Ovviamente non era finita li'. Eh no!
Doveva andare in bagno. Ma non poteva aspettare che le portassero via il vassoio con la cena? Giammmmmmai. Allora: fermale il film, prendi il suo e il tuo vassoio, cercare con estremo equilibrismo di reggerli insieme al libro e al cuscino che avevo sulle gambe, slacciare la cintura e uscire dal mio sedile immettendomi nello stretto corridoio dando il mio fondoschiena in faccia al mio vicino e far passare cosi' la signora. Dopo 15 minuti che era tappata in bagno poi si decide ad uscire e ripeti tutto pregando di non rovesciare il contenuto dei vassoi sul sedile dove dopo mi sarei dovuta risedere.
Finalmente in pace.
Ma ovviamente la dolce signora dalla misteriosa provenienza non era contenta. eh no. Voleva sapere l'ora. Ma l'intelligenza e la perspicacia non devono essere in dotazione nel suo patrimonio genetico perche' non ha pensato di chiedermi l'ora o piu' semplicemente di guardare lo schermo che pendeva sornione sopra le nostre teste e che indicava: dove eravamo geograficamente nel globo, l'ora del posto d'arrivo, l'ora del posto d'origine, il tempo per arrivare a destinazine, la temperatura di fuori, la velocita'....etc etc e il tutto scritto anche in tedesco, lingua che credo che lei sapesse parlare.
Comunque...accendeva e spegneva ripetutamente il cellulare per sapere l'ora fregandosene del fatto che era propro il momento di accensione e spegnimento del cellulare che era pericoloso per la stabilita' e la sicurezza dell'aereo.
E una. e due e tre. alla terza l'ho aggredita con fare minaccioso pregandola di chiedermi l'ora la prossima volta.
Devo averla spaventata ma cio' non e' bastato a farla desisdere dall'importunarmi. Poi sono arrivati con i fogli per entrare al customs una volta a Boston.
Quindi: prendi il suo passaporto, cerca di capire cosa c'era scritto, prendi i fgli da compilare, cerca di capire cosa c'era scritto, spiegarle che doveva prendere i dati dal passaporto e metterli dentro al modulo. Alla fine ho acceso la lucina, spiegandole cortesemente che non doveva andare a cercare lei le hostess, ma che sarebbero arrivate non appena avessero notato la lucina. Ovviamente non l'hanno notato. Quindi ho dovuto rifare tutto il procedimento per farla uscire per andare a consultarsi con le hostess riguardo alla compilazione.
Sono arrivata a Boston stremata.
Il ritorno pero' non e' stato da meno.
La traiettoria prevedeva:
Pittsburgh - Washington
Washington-Francoforte
Francoforte - Verona
dove i miei genitori mi sarebbero venuti a prendere per andare poi a Vicenza dove avevo un appuntamento alle 20.30. L'aereo arrivava alle 14.10.
QUindi:
Pitt- Washington: OK
Washington - Francoforte: ritardo
Ovviamente nessuno sapeva nulla
A francoforte corro come una scema con borsa stracarica di merendine non mangiate e coca cole per l' "after-run". Una mela che potevo eventualmente usare come arma e uno zaino con un PC di 180 chili e 2 libroni che rappresentavano in pieno il concetto di: "il peso della cultura".
Ovviamente il tutto per una minchia.
VOlo Francoforte- Verona: cancellato.
Causa sciopero.
In questi momenti abolirei il diritto di sciopero.
QUindi? Il volo delle 17.15 che mi avrebbe permesso di arrivare comunque in orario al mio appuntamento era pieno. Pensare che ero indecisa se prenotare quello... l'unico disponibile era alle 21 passate. con arrivo quasi alle 23. Erano le 12.30. Neanche morta.
Un volo a Firenze? Che ne dice? Mi guarda sorniona la tizia.
"Certo, un filetto e un bicchiere di Chianti ci starebbero che e' una meraviglia ma e' un tintinnino fuori dalla rotta.
"Ah si? Pensavo fosse vicino"
......
Io non sono forte in geografia ma c'e' chi mi batte.
Venezia. E vada per Venezia. Alle 19? No e' troppo tardi.
Nel frattempo , dopo 4 telefonate a mia madre, 2 a mio padre, una al fidanzato...una barretta di Twix conquistata, la tipa che ha finito il turno e mi pianta e la nuova che mi guarda di sottecchi... ops, ma c'e' un volo prima! alle 16.05.
L'Economy e' finita ma la metto in business.
Stramaledico la stronza infame di prima che non mi aveva dato questa opzione e tutta contenta addento la barretta di cioccolata, caramello e biscotto e mi avvio ai controlli.
FInalmente al gate mi posso rilassare ma........... aereo in ritardo. Hanno forato una gomma? ma si puo' forare una gomam di un aereo?
Un guasto tecnico? ah ecco. melgio.
17.30. Ci caricano su un altro aereo, arrivo stremata, affamata, assonnata a Venezia. Dritta al corso di sommelier dove bevevo per non addormentarmi e registravo per riascoltare la lezione poi.
Alle 23 finisco. Mio padre in autostrada fa gli 80 sotto lo sguardo scrutatore di mia madre e io che saluto i TIR che passano e che ci strombazzano. C'hanno pure ragione.
Alle 2 finalmente sono a letto. docciata e stressata.
Devo andare a Lourdes.

mercoledì 17 marzo 2010

Capitolo 14: Sono tutta matta e disoccupata

La cosa piu' bella di essere completamente matti e imprevedibili e' che nessuno si stupisce se ti viene un tic o se balbetti improvvisamente quando non lo hai mai fatto prima o se piu' semplicemente mandi a fanculo la gente con la stessa semplicita' con cui la gente normale si soffia il naso.
E secondo lo stesso principio non si stupisce se di punto in bianchi mandi a quel paese il tuo capo dicendogli che pensi che sia un cretino o se diventi talmente insofferente che il capo gioca d'anticipo e ti lascia a casa o se sempliceemnte accetti lavori che non centrano nulla con te, te ne rendi conto e inevitabilmente la cosa finisce male.
Beh. Ora, e' la realta'. Per la prima volta in vita mia sono disoccupata e non ho la piu' pallida idea di cosa sara' la mia vita da qui in avanti. Tutto e' possibile. Ma anche il nulla piu' nefando e nefasto. La cosa mi dovrebbe preoccupare e in effetti un velo di preoccupazione c'e' ma e' molto sfocato in lontananza. Il sentimento che prevale ora e' la leggerezza, la sconfinata consapevolezza che ora ho un po' di tempo per me. Forse non durera', o forse durera' troppo. Forse mi piacera' o forse impazziro'. Ma questo e' l'unico dato di fatto e l'unica certezza che ho. Sto leggendo troppi libri e ho deciso di cominciare a scriverne uno io fintanto che non ne pubblicano altri, perche' oramai del 'mio' genere li ho letti quasi tutti. E poi? DOpo che l'ho scritto che faro'? Cerchero' qualcuno che me lo pubblica. E poi?
A dir la verita' non so cosa fa un disoccupato. Cerca lavoro? Lavora? Come ci si guadagna da vivere? Io ho sempre lavorato. Da un lavoro all'altro, lavoravo e studiavo o solo lavoravo o solo studiavo ma avevo un obiettivo, uno stimolo un perche'. Ora no. Vedremo.

martedì 2 marzo 2010

Capitolo 13: Mi faccio una endovena di caffè

Ormai dormire sta diventando una sfida con me stessa. Ieri sono tornata a casa a mezzanotte passata. Ho fatto il consueto spuntino prima di andare a dormire, nulla di che ma giusto ho sgranocchiato quelle due cosette per evitare di svegliarmi con un cratere nello stomaco.
La temperatura di casa era 18.8 ma un brivido freddo mi ha percorso tutta e così ho alzato un po' ma non è servito a placare la temperatura glaciale una volta sotto la coperta di chasmere+piumone invernale.
Il pigiamone felpato teoricamente servirebbe proprio ad evitare questo ma ora sto cominciando a dubitare seriamente di avere sangue ghiacciato che scorre nelle vene. Dopo mezz'era che ho fraccato la testa sotto le coperte alitando nella vana speranza di alzare la temperatura (o di farmi mancare l'ossigeno e svenire come conseguenza) ho rinunciato alla folle impresa di addormentarmi in tempo utile. Quindi mi sono alzata, ho messo un poncho di pseudolana (unico vestiario caldo che mi stava sopra la maglia felpata extralarge del pigiama (che sexy!)) e ho preso la parte di piumone della metà del letto che non occupato e l'ho sistemata sopra la mia metà di diritto. Il tutto mi faceva assomigliare più ad un salame legato al palo in via di essicamento che ad un essere umano ma questo è servito dopo ben altri 20 minuti a farmi addormentare più o meno al calduccio. Sarà stato merito anche delle gocce alla valeriana che ho riversato istericamente nel bicchiere non contandole nemmeno ma assicurandomi solamente che fosseto in quantità sufficiente per stordirmi. E in effetti così fu fino a mattina inoltrata. La sveglia imperterrita è suonata alle 7.30. Inutile dire che mi sentivo come se avessi la testa di un campanaccio e ci fosse qualcuno che batteva ripetutamente il bastone su di esso.
Mi sono alzata, sono passata dal bagno ad assicurarmi allo specchio di avere ancora la faccia attaccata, sono andata in cucina a prendere la moka, l'ho aperta e ohhhhhhhhhhhhh tutto il caffè di ieri mattina per terra.
è proprio quello che ci vuole...alzarsi con l'aspirapolvere da accendere.
Oggi prevedo tragedie.

lunedì 15 febbraio 2010

Capitolo 12: Mai più un bagno turco alla tedesca

Ho passato un bel S. Valentino. A dir la verità il mio cervello era così tanto in movimento che non ho fatto lo switch off nemmeno un minuto, con il risultato che il 14 sera mi sono messa a letto alle 23.30 e che ho passato la solita ora e mezza a rigirarmi nel letto, fissare il soffitto, contare le pecore, farne il censimento, ricontrollare che non ne avessi persa nessuna nel primo conteggio e poi passato il tempo rimanente e pensare a che forma e colore potessero avere i maglioni fatti con la lana di quelle pecore. Insomma..un delirio.
Il fatto di non riuscire a dormire mi ha portato ad uno stato catatonico mattutino più somigliante e quello di uno zombie che ad un essere umano. Ormai è la solita solfa. Il cellulare parte a suonare una, due, te volte, poi parte il blackberry e una due e tre e poi mi alzo. Telefono per il buongiorno, auguro la ‘buonanotte’ visto che ormai rinuncio pure a far connettere il cervello prima di una dose massiccia di caffè e mi siedo con il mio pigiamone felpato a fissare la tavola ascoltando i gorgoglii della mia caffettiera.
Ieri in più ripensavo al week end passato in quello che mi aspettavo essere un a-gghiacciante momento e invece è filato più liscio di quanto non avessi programmato.
Le 2 ore di andata le ho passate a leggere a voce alta le DOC del Trentino e Alto Adige, i vitigni, i vini e gli abbinamenti consigliati. Il fatto che io scoprissi luoghi a me fino a quel momento sconosciuti non ha sconvolto nessuno ma avevo quasi la sensazione che io e la geografia stiamo piano piano cliccando. Sarà poi vero?
Il mio navigatore dopo aver tentato di farci prendere un paio di divieti, fatto girare per strade inesistenti, o inversioni a U che ci avrebbero fatto ritirare la patente alla velocità della luce, ci ha portato a destinazione. Avevamo ovviamente approfittato già delle prelibatezze culinarie del luogo ed eravamo pronti a iettare i vestiti, infilarci i costumini e tuffarci alla SPA. Siamo però stati distratti da un buffet di torte in cui troneggiava il mitico strudel e quindi abbiamo rimandato un po’ l’appuntamento del relax prediligendo prima quello con la pancia.
Poi io, si, proprio io, ho avuto una idea fulminantemente geniale, non che mi ha quasi provocato morte da assideramento. Il fatto che avevo captato che c’era un idromassaggio sul tetto dell’edificio, mi ha portato un certo pizzicorio alle piante dei piedi e così ci siamo avventurati. E per avventurati intendo partire con costumino, infradito, accappatoio e null’altro, uscire nella fresca aria di Merano e correre come pazzi per tuffarsi nell’idromassaggio. E fin qui: pazzi ma ancora vivi. Il bello è stato all’uscita dall’idromassaggio. Ovviamente se non faccio casini non sono contenta. Mi alzo, sento l’aria gelida che mi schiaffeggia, prendo l’accappatoio lasciato sull’angolo e tento, restando in vasca fino alle cosce di mettermelo. Inutile dire che è entrato per metà in acqua con in risultato che sono corsa giù dalle scale e attraversato il cortile con un accappatoio fradicio che pesava e mi faceva inciampare ogni passo.
Ma questo è stato solo l’inizio delle sorprese della giornata. Ma chi lo sapeva che in sauna e bagno turco si entra nudi? Il fumo era così elevato che in un primo momento pensavo di aver sbagliato ma le chiappe pallide e flaccide della signora che mi si è parata davanti erano senza ogni dubbio non coperte da veli ma ogni dubbio è stato fugato all’entrata di un uomo… è praticamente impossibile non fissare, spiare, guardare e desiderare di poter uscire senza inciampare dalla goffaggine e dall’imbarazzo.
Dovrebbero scriverlo da qualche parte alla prenotazione dell’hotel o sul sito web almeno uno arriva preparato e poi guardavano me come quella indegnamente vestita. seeeeeeeeeeeeeeee

martedì 9 febbraio 2010

Capitolo 11: aaa cercasi bravo e paziente psicoterapeuta

Mi chiedo se c’è un limite di stramberie dei sogni. Io ne sono decisamente la paladina perché per l’ennesima volta ho faticato ad addormentarmi e mi sono rigirata come se avessi dei cavi elettrici infilati nelle orecchie.
Alla fine sfinita mi sono addormentata e sono piombata in uno di quei sogni tanto intensi quanto senza senso o filo logico. Uno di quelli che tu, protagonista del tuo sogno ti domandi se quello sia n sogno da tante idiozie ti succedono. Il culmine è arrivato quando io sono morta in non so quale incidente tremendo ai confini di Armageddon per poi realizzare che io ero il mio spirito e non ero triste per il fatto di essere morta ma incazzata come una biscia. Ma si può essere incazzati perché si è morti?
E non solo… poi ho sognato pure stramberie del tipo che il fidanzato di mia sorella aveva un barboncino bianco isterico, uno di quelli schizzati che si agita in continuazione in preda pure lui a crisi di nervi continue e saltella come a dimostrazione che nella sua vita precedente era un canguro. Cosa abbastanza bizzarra dato che il padrone (nel mio sogno) è l’antitesi per eccellenza. Lento, pacato, calmo. Il mondo può cascare che non si muove nemmeno.
Del tipo:
‘Hey, mangi carne o pasta’
Pausa
….
….

‘Fa lo stesso’
Nel mio sogno stavo riflettendo sull’assurdità di quello che stava succedendo (non che la mia realtà quotidiana si discosti molto a dir la verità) quando il mio black berry (nonché la mia prima sveglia mattutina) posizionato tatticamente sul lavandino del bagno per ricaricarsi durante la notte, inizia a suonare svegliandomi dall’intorpidimento del mio sogno. Di norma suona 1 ‘can can’ e poi smette. Stamattina no. Ben 5 round di can can dopodiché con istinti omicidi mi sono alzata e l’ho spento anche perché nel frattempo anche il mio cellulare ha iniziato a suonare la Rumba intervallata ogni 5 minuti. Ho paura di non svegliarmi ma certe mattine avere suoni a volume di troppo decibel più alti del tollerabile potrebbe provocare un danno irreparabile ai miei già fragili nervi.
Non contenta ho messo su la moka senza caffè. Per fortuna che questa volta me ne sono accorta in tempo. Quando faccio queste cose mi rimane addosso un senso di disagio che non mi molla finchè il danno non viene scoperto, ovviamente sempre troppo tardi… Per fortuna ho preso la moka leggermente calda, aperta, messo il caffè, richiusa e rimessa sul fuoco. Ma la sensazione non passava. Intanto ho pensato di sniffarlo il caffè nel disperato tentativo di riprendermi. FLASH! L’acqua. Ho ripreso la moka, messo l’acqua, rimesso il caffè, richiuso tutto e messo sul fuoco.
Dopo 5 minuti il caffè ha risvegliato i miei sensi e la voglia di vivere. Anche se leggera e pronta a volare via al primo soffio di vento gelido.

venerdì 5 febbraio 2010

Capitolo 10: Ho la quasi certezza di essere invisibile

Non amo le manie di protagonismo ma visto che ci sono ogni tanto dico pure la mia. Invano a quanto pare. Non è la prima volta ma oggi soprattutto che si stava discutendo su un tema non tecnico e in cui potevo apportare qualcosa anch’io ho pensato (sbagliandomi) di poter far parte della discussione.
Ci ho messo una mezz’ora buona per entrare nel discorso visto che appena iniziavo a parlare uno dei 2 pinguini mi parlava sopra e l’altro ovviamente rispondeva a lui. A forza di dai ce l’ho fatta. Ma …magicamente …la mia frase è svanita nel nulla. Come se nulla fosse avvenuto. In un primo momento ho quasi dubitato di essermelo immaginato. Allora ci ho ritentato. Ho ripetuto la stessa cosa ma articolandola un po’ meglio e un po’ più a lungo ma ho ottenuto lo stesso effetto. Il fatto che i 2 pinguini siano rimasti impassibili e abbiano continuato nella loro discussione a due mi ha fatto venire un dubbio. O ho detto una gran cazzata o era implicito nell’invito di partecipare alla discussione che la mia fosse una presenza … invisibile.
Mi sono così alzata conscia del fatto che tanto non serviva la mia presenza.
Prevedo tragedie.